CERVUOMO
Raffaello Ducceschi

– Cervo!
– dimmi…
– Cosa vedi?
– vedo il mare, la spiaggia, le onde e i gabbiani…e tu Vuomo, cosa vedi?
– Io vedo le montagne, i boschi, le pianure, le aquile e gli aquiloni. Girati un po’ e fammi vedere il mare e le onde.
– ecco, mi giro, cosi guardo un poco le montagne e i boschi…
– Che bello il mare!
– Vuomo…sai che mi secca un po’ che siamo sempre insieme e vediamo cose diverse? per condividerle io mi devo girare… e se mi giro vedo quel che vedevi tu, ma tu stai già guardando qualcos’altro!
– È la nostra natura, siamo di spalle, tu guardi da una parte ed io dall’altra. Tu hai le corna per difenderci e 4 gambe forti per scappare o caricare. Le mie gambe invece sono deboli, non toccano neppure a terra. Devo andare in giro sulle tue zampe e sono condannato ad andare dove mi porti tu.
– già, ma tu Vuomo hai il cervello e hai studiato, sei tu che mi guidi e mi dici dove andare…
– Bravo! io ti dico dove andare, ma non vedo dove vai, perché guardo dall’altra parte.
– Vuomo, ma perché siamo così?… siamo in due, ma siamo uno solo, perché?
– Siamo nati così.
– come?
– Siamo nati dalla parte animale di nostro Padre, siamo nati dalla tua parte, dal subconscio, dall’istinto, dalle sensazioni, senza pensare.
– ma come è successo?
– Nostro Padre si è messo a giocare con la Terra, a Creare. Ha spento la parte Vuomo e ha dato via libera alle sue dita perché creassero una creatura di creta con la sua parte animale, con l’istinto, con l’inconscio. E senza pensare siamo nati noi, tu ed io, che poi siamo un Essere unico, e i nostri fratelli. Ha lasciato che le nostre forme nascessero da sole. E questa è la tua forza di Cervanimale, l’istinto, la potenza e l’inconscio.
– ma siamo fragili e non ci ha cotti…
– Vero, non ha voluto indurirci nel forno delle crete. Prima ci ha dato forma e poi ci ha dato colore.
– ma si è accorto che ci saremmo potuto rompere facilmente…?
– Certo, è lì che è incominciata la mia parte.
– in che senso?
– Nel senso che la parte razionale di nostro Padre ha visto la nostra fragilità, ci ha visto mortali e ci ha voluto immortali.
– ma perché non ci ha cotti???
– Diciamo che lo ha fatto per troppo Amore, per troppa fretta. Ci voleva vedere prendere forma, correre, vivere, voleva darci i colori. Non voleva aspettare per cercare un forno e cuocerci, non aveva mai cotto terre nei forni. Aveva fretta di vederci finiti.
– e allora?
– E allora si è reso conto della nostra fragilità quando è stato troppo tardi.
– e cosa ha fatto?
– Ci ha voluti immortali e lo ha fatto con quello che sa fare meglio.
– come?
– Ci ha dipinti!
– ci ha colorato…?
– Sì, cioè…no. Prima aveva colorato la nostra pelle, ma dopo ci ha fatto un Ritratto, capisci? Ci ha fatti Quadro!
– allora ci ha dipinto perché…
– Prima di tutto perchè dipingere lo sa fare bene. Poi perché ci ama e lui ritrae le cose che ama, ma soprattutto perché un quadro non si rompe. Anche se cade a terra al massimo si ammacca la cornice, ma il quadro rimane. Noi come terra cruda possiamo cadere a terra e in terra ritornare. Polvere alla polvere.
– come?
– Lascia stare, è complicato. Insomma, possiamo cadere e romperci in mille pezzettini,ma se questo accadesse rimarrebbe il Nostro Ritratto che non si rompe e in cui continueremmo a vivere.
– è una bella idea, proprio degna della tua testa Vuomo! io non ci avrei mai pensato, ho solo paura di rompermi, di scappare via o di attaccare o di incornare… che poi è un po’ sempre lo stesso… attaccare o scappare è sempre lottare…
– Non dimenticare quanto sei importante Cervo, le emozioni e le sensazioni son cosa tua. Io invece ci metto il pensiero, l’Analisi. Questo vale per tutte le creature di nostro Padre, che nascono sempre dall’inconscio e dall’istinto.
E’ poi il cervello che le trasforma.
– ma allora, forse, il quadro lo potrebbe mettere nel forno e diventeremmo duri…
– Ma scherzi? Nel forno un quadro brucia!
– ma allora, oltre che romperci, possiamo bruciare…siamo da capo, io ho paura del fuoco.
– E fai bene. Anche un quadro puó morire nel fuoco e sparire per sempre.
– e quindi come si fa?
– Si crea un Mito
– e cos’è un Mito?
– Un Mito è un personaggio con tante facce, una storia con tanti finali.
– noi abbiamo molti finali?
– Sì
– e li ha decisi tutti Marco?
– Un po’ sì, perchè la sua decisione è stata di fare di noi un Mito. E un po’ no, perché è una storia con molte madri e molti padri.
– un’orgia?
– In un certo senso sì, perché tutti ci mettono del loro e godono insieme, si uniscono e creano.
– sembra bello… e come ha fatto?
– E’ semplice: dopo averci dipinto ha pensato che doveva darci un nome, una storia, e ha parlato con le sue amiche ed i suoi amici. Tutti insieme hanno fatto un’orgia, come dici tu, di cervelli e hanno creato il nostro racconto.
– anche il mio?
– Certo.
– ma è nostro o è solo mio?
– Quante volte ti devo dire che siamo lo stesso? Io e te siamo uniti come due gemelli siamesi. Siamo diversi, sembriamo l’opposto, ma come vedi dialoghiamo, comunichiamo e ci raccontiamo cose diverse. Siamo due, ma siamo uno. E meno male che siamo solo in due e non in tre: mi sa che finiremmo male, altro che forno.
– uffa… per la mia testa di cerbiatto è troppo complicato…lo sento ma non lo capisco…
– Non ti preoccupare: tu pensi meno, ma corri più lontano.
– ma quindi noi siamo… un essere di terra cruda, che può rompersi a terra, un ritratto dipinto che può bruciare…
– Ed un racconto scritto che può viaggiare sulla carta e volare nelle onde digitali. Ci possiamo rompere o bruciare, ma rimarremo sempre nel racconto. All’inizio c’era la creta nata dal piacere delle dita, poi l’immagine nata dal piacere degli occhi e alla fine il racconto, nato dalla lingua, dalla mente e dalle parole. Rimarrà almeno il mito, il nome.
– e qual’è?
– Ma ti devo dire proprio tutto?
– sì
– il CerVuomo, ovviamente.
– ma allora siamo anche un po’ figlio di un altro…
– Un po’ sì.
– e chi è?
– Raffaello Fabio
– chi?
– Ma non lo so, un’altro pazzo degli amici di nostro padre Marco.
– ma…hai detto che “voliamo con le parole”?
– Sì, dentro al mito.
– ma se voliamo…allora io sarei un Cervo Volante?
– Cosa?
– posso correre, ma ho sempre sognato di volare…
– Beh, dove siamo nati un cervo volante ha le corna.
– come me!
– E dove andremo presto il cervo volante corre per il cielo come una grande aquila, un aquilone, ma è un bambino che lo porta per mano.
– vuoi dire un Vuomo… come Te?
– Sì, perché nascendo dalla terra, crescendo nei colori, volando nelle parole, sognando col mito è sempre un bambino che ci porta.

 

– Cerf !
– Dis-moi…
– Que vois-tu ?
– Je vois la mer, la plage, les vagues et les goélands… et toi, Fhomme, que vois-tu ?
– Moi, je vois les montagnes, les forêts, les plaines et les aigles. Tourne-toi légèrement et laisse-moi voir la mer et les vagues.
– Voilà, je me tourne, comme ça je regarde un peu les montagnes et les forêts.
– Comme la mer est belle !
– Fhomme… Tu sais que ça m’ennuie un peu que nous regardions toujours ensemble et que nous voyons toujours des choses différentes ? Pour que nous les partagions, je dois me tourner… et si je me tourne je vois ce que tu voyais mais toi, tu es déjà en train de regarder autre chose !
– C’est dans notre nature : nous nous tournons le dos, toi, tu regardes d’un côté et moi de l’autre. Tu as des cornes pour nous défendre et quatre jambes puissantes pour t’enfuir ou charger. Alors que mes jambes à moi sont faibles, elles n’atteignent même pas le sol. Je dois circuler sur tes pattes et je suis condamné à aller là où tu m’emmènes.
– Eh oui, mais toi, Fhomme, tu as un cerveau et tu as fait des études, c’est toi qui me guides et me dis où aller.
– Bravo ! Moi, je te dis où aller, mais je ne vois pas où tu vas, car je regarde de l’autre côté.
– Fhomme, mais pourquoi sommes-nous ainsi ?… nous sommes deux mais nous ne sommes qu’un: pourquoi ?
– Nous sommes nés ainsi.
– Comment ?
– Nous sommes nés du côté animal de notre Père, nous sommes nés de ton côté, de l’inconscient, du destin, des sensations, sans penser.
– Mais comment est-ce arrivé ?
– Notre Père s’est mis à jouer avec la Terre, à Créer. Il a fait disparaître le côté Homme et a donné libre cours à ses doigts pour qu’ils créent un être d’argile avec son côté animal, avec l’instinct, avec l’inconscient. Et sans qu’il y pense nous sommes nés, toi et moi, qui sommes en fait un seul Être, et nos frères. Il a laissé nos formes naître d’elles-mêmes. C’est là ta force de Cerfanimal, l’instinct, la puissance et l’inconscient.
– Mais nous sommes fragiles et il ne nous a pas cuits.
– Certes, mais il a voulu nous endurcir dans le four des argiles. Il nous a d’abord donné une forme, puis une couleur.
– Mais il ne s’est pas rendu compte que nous pourrions casser facilement ?
– Bien sûr, et c’est là que mon rôle a commencé.
– Dans quel sens ?
– Dans le sens que la partie rationnelle de notre Père a vu notre fragilité, elle nous a vus mortels et nous a voulus immortels.
– Mais pourquoi ne nous a-t-il pas cuits ?
– Disons qu’il l’a fait par excès d’Amour, parce qu’il était excessivement pressé. Il voulait nous voir prendre forme, courir, vivre, il voulait nous donner des couleurs. Il ne voulait pas attendre de trouver un four et nous cuire, il n’avait jamais cuit de terres dans les fours… il avait hâte de nous voir finis.
– Et alors ?
– Alors il s’est rendu compte de notre fragilité mais il était trop tard.
– Et qu’a-t-il fait ?
– Il nous a voulus immortels et il l’a fait avec ce qu’il sait le mieux faire.
– Comment ?
– Il nous a peints !
– Il nous a colorés… ?
– Oui, c’est-à-dire… non. Il avait d’abord coloré notre peau, mais ensuite il a fait un Portrait de nous, tu comprends ? il nous a faits Tableau !
– Alors il nous a peints parce que…
– Avant tout parce que, pour ce qui est de peindre, il le fait très bien. Ensuite parce qu’il nous aime et lui, il fait le portrait des choses qu’il aime, mais surtout parce qu’un tableau ne se casse pas. Même s’il tombe par terre, au pire, le cadre est un peu cabossé, mais le tableau reste intact. Nous, en tant que terre crue, nous pouvons tomber par terre et retourner à la terre. Poussière et retourner à la poussière.
– Comment ?
– Laisse tomber, c’est trop compliqué. Bref, nous pouvons tomber et nous casser en mille morceaux mais si cela arrivait, il resterait Notre Portrait qui ne se casse pas et nous continuerions de vivre.
– C’est une belle idée, vraiment digne de ta tête, Fhomme ! Je n’y aurais jamais pensé, j’ai juste peur de me casser, de m’enfuir, d’attaquer ou d’encorner… et au fond, tout cela c’est du pareil au même, attaquer ou s’enfuir, c’est toujours lutter…
– N’oublie pas, Cerf, à quel point tu es important, les émotions et les sensations sont tiennes. Alors que moi, je fais intervenir la pensée, l’Analyse. Cela vaut pour toutes les créatures de Notre Père, qui naissent toujours de l’inconscient et de l’instinct. C’est après que le cerveau les transforme.
– Mais alors, peut-être qu’on pourrait mettre le tableau au four et nous deviendrions durs…
– Tu plaisantes ! Au four, un tableau brûle !
– Alors, non seulement nous risquons de casser, mais nous pourrions brûler… Nous voilà revenus au point de départ, et moi, j’ai peur du feu.
– Et tu as raison. Un tableau aussi peut mourir dans le feu et disparaître à jamais.
– Et donc, on fait quoi ?
– On crée un Mythe.
– C’est quoi, un Mythe ?
– Un Mythe est un personnage qui a plusieurs visages, une histoire avec plusieurs fins.
– Et nous, nous avons plusieurs fins ?
– Oui.
– C’est Marco qui les a toutes décidées ?
– Oui, en partie, parce qu’il a décidé de faire de nous un Mythe. Et en partie, non, parce que c’est une histoire qui a plusieurs mères et plusieurs pères.
– Une orgie ?
– Dans un certain sens, oui, parce que chacun y met un peu de lui-même et jouit à l’unisson, ils s’unissent et créent.
– Ça me semble beau… et comment a-t-il fait ?
– C’est simple : après nous avoir peints, il s’est dit qu’il devait nous donner un nom, une histoire, et il en a parlé avec ses amies et ses amis. Tous ensemble, ils ont fait une orgie, comme tu dis, une orgie de cerveaux, et ils ont créé notre histoire.
– La mienne aussi ?
– ien sûr.
– Mais elle est à nous ou seulement à moi ?
– Combien de fois dois-je te répéter que nous sommes la même chose ? Toi et moi, nous sommes aussi unis que deux frères siamois. Nous sommes différents, nous paraissons opposés, mais comme tu le vois, nous dialoguons, nous communiquons et nous nous racontons toutes sortes de choses. Nous sommes deux, mais nous ne sommes qu’un. Et heureusement que nous ne sommes que deux et pas trois : quelque chose me dit que nous finirions mal, pire que dans un four.
– Oh la la… c’est trop compliqué pour ma petite tête de faon… je le sens mais je ne le comprends pas…
– Ne t’inquiète pas ! toi, tu penses moins mais tu cours plus longtemps.
– Et donc, nous sommes… un être de terre crue, qui peut se casser en tombant, un portrait peint qui peut brûler…
-C’est une histoire écrite par ceux qui peuvent voyager sur le papier et voler au-dessus de ondes numériques. Nous pouvons casser et brûler, mais nous resterons toujours dans l’histoire. Au commencement il y avait l’argile née du plaisir des doigts, puis l’image née du plaisir des yeux et pour finir, l’histoire, née de la langue, de l’esprit et des mots. Il restera au moins le mythe, le nom.
– Et c’est… ?
– Mais je dois vraiment tout te dire ?
– Oui.
– Le CerfHomme, évidemment.
– Mais alors, chacun de nous est un peu le fils d’un autre…
– Un peu, oui.
– Qui est-ce ?
– Raffaello Fabio.
– Qui ?
– Je n’en sais rien, encore un fou parmi les amis de notre père Marco.
– Mais… tu as dit que nous « volons avec les mots » ?
– Oui, à l’intérieur du mythe.
– Mais si nous volons… alors je serais un Cerf Volant ?
– Quoi ?
– Je peux courir, mais j’ai toujours rêvé de voler…
– Bah, là où nous sommes nés, un cerf volant a des cornes.
– Comme moi !
– Et là où nous irons bientôt, le cerf volant court à travers le ciel comme un grand aigle, mais c’est un enfant qui le tient dans sa main et le promène.
– Tu veux dire un Fhomme… comme Toi ?
– Oui, parce que, en naissant de la terre, en grandissant parmi les couleurs, en volant à travers les mots, en rêvant avec le mythe, c’est toujours un enfant qui nous conduit.