Dèmoni e Demòni

In un famoso frammento Eraclito scrive
” per quanto tu possa camminare e neppure percorrendo intera la via, tu potrai mai trovare i
confini dell’anima, tanto profondo è il suo logos”.
Un’anima attenta è un’anima che invoca, cerca e crea finché, lottando, fa scaturire da sé quella energia divina che gli antichi chiamavano Demoni proprio come negli inni orfici si invocavano i
“Demoni Santi”.
C’è sempre un Demone, dice Socrate, all’origine di un’opera creativa.
Il Demone è un mediatore fra Dio e l’uomo e partecipa di entrambe le essenze.
A 2400 anni di distanza Socrate e Max Weber sostengono la stessa cosa:
“ognuno segua il Demone che tiene i fili della sua vita”.
Picasso diceva ”il talento viene lavorando”.
Max Weber afferma che c’è una chiamata con la quale il soggetto è scelto dal suo Demone, è
importante accorgersene senza lasciarla passare.
I Demoni di Marco Benedetti sono in realtà angeli custodi, acrobati, palombari, coyote che ululano nella notte, ognuno di loro è nemico dei demòni.

Jean Blanchaert – 2023

SCULTURE ROMANCE MOLTO ROMANTICHE.
Jean Blanchaert

In Isvizzera, in Engadina, a Sankt Moritz, nella lingua montanara dei Grigioni, il romancio, si dice che la capromachia ei aber igl art da tut quel che ha da far cun capricorns: la tecnica dad ir a siet, sittar, schar, ruclar, runar…

Ed è proprio in romancio che Marco Benedetti sogna. Ignaro seguace della psicologia spiritualistica, adepto dell’invenzione post-onirica (in parole povere, quando si sveglia dipinge i suoi sogni), Benedetti è un cavaliere prefreudiano. L’inconscio, tra l’altro, fu messo a punto in Francia, non così lontano da Parigi, dall’uomo di Cro Magnon, trentasettemilacinquecento anni or sono.

“Danzano nella loro mente” si potrebbe dire delle persone che vivono in un mondo parallelo. Ma il mondo parallelo di Benedetti è soltanto notturno. Quando dorme e si agita è perché sta facendo voltigieren su montoni di passaggio sui quali attraversa i cieli. Alcuni ululano come coyote, altri sembrano bracieri, altri ancora pensatori assorti. Questi sono i sogni puliti ed eleganti di Benedetti: tutti in ceramica bicroma perché non c’è bisogno di molti colori, sia per farsi capire, sia per essere eleganti. Da qualche anno si sta facendo strada un nuovo modo di fare arte: si mette un disegno in un computer o in un robot. Questi borbottano e, dopo un po’, esce qualcosa di tridimensionale, molto spesso bruttino. Dal brontolio onirico di Marco Benedetti, invece, scaturiscono soltanto cose belle, immagini che aveva dentro di sé da trentasettemilacinquecento anni e che ci ha finalmente mostrato. Averlo fatto a Parigi, è più chic.

Merci, Marcó.

 

DES SCULPTURES ROMANCHES TRÈS ROMANTIQUES.
Jean Blanchaert

En Suisse, dans l’Engadine, à Saint-Moritz, dans la langue des Grisons qu’est le romanche, on dit que la capromachia ei aber igl art da tut quel che ha da far cun capricorns: la tecnica dad ir a siet,sittar, schar, ruclar, runar…
C’est bel et bien en romanche que rêve Marco Benedetti, disciple, à son insu, de la psychologie spiritualiste, adepte de l’invention post-onirique (pour le dire simplement, il peint ses rêves au réveil) .
Benedetti est un chevalier préfreudien. Par ailleurs, l’inconscient a été découvert en France, pas très loin de Paris, par l’homme de Cro-Magnon, il y a trente-sept mille cinq cents ans.
« Ils dansent dans leur tête », pourrait-on dire des personnes qui vivent dans un monde parallèle. Mais le monde parallèle de Benedetti est seulement nocturne. Quand son sommeil est agité, c’est parce qu’il est en train de faire voltigieren sur des moutons de passage grâce auxquels il traverse les cieux. Certains hurlent comme des coyotes, d’autres ressemblent à des braseros, d’autres encore à des penseurs en pleine méditation. Ce sont là les rêves propres et élégants de Benedetti : tous en céramique bicolore parce qu’on n’a pas besoin de plusieurs couleurs, que ce soit pour se faire comprendre ou pour être élégant. Depuis quelques années, une nouvelle manière de faire de l’art a vu le jour : on introduit un dessin dans un ordinateur ou dans un robot. Ils marmonnent un peu et au bout d’un moment surgit quelque chose de tridimensionnel, souvent plutôt laid. Alors que le marmonnement onirique de Marco Benedetti ne fait jaillir que de belles choses, des images qu’il portait au fond de lui-même depuis trente-sept mille cinq cents ans et qu’il nous a enfin montrées. L’avoir fait à Paris est plus chic.

Merci, Marco.